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Investimenti e mercati

Report settimanale sui mercati finanziari

Ora lo possiamo dire, il malato è fuori pericolo. Nell’ ultima ottava abbiamo assistito all’ ennesima chiusura positiva delle borse mondiali complice a mio avviso i dati del primo trimestre 2009 che metteranno in evidenza aspettative future meno preoccupanti piuttosto che come evidenzia la massa, il G20 di Londra, panacea di tutti i mali. A livello europeo la piazza migliore è stata Francoforte con il DAX30 che ha fatto segnare una performance positiva del 4,32%, seguita dall’ indice francese, il CAC40 (+4,16%) ed infine dall’ indice inglese il FTSE100 (+3,36%). A livello settoriale dobbiamo segnalare in denaro il settore delle costruzioni (+10,82%), seguita dal settore bancario (+9,28% trascinato al rialzo dai principali titoli presenti nello Stoxx50) ed infine da quello automotive (+9,27% trascinato al rialzo dalle ottime performance delle principali case automobilistiche europee quali Fiat, Peugeot e Renault eccezion fatta per Volkswagen, nota stonata del comparto) mentre in lettera dobbiamo segnalare il solo settore delle utilities (-1,22%).
Piazza Affari chiude la settimana con l’ennesimo rimbalzo con lo S&P/Mib (+3,41%) nonostante che la settimana azionaria si era aperta nel peggiore dei modi (S&P/Mib -6,57%). Fra i titoli maggiori si mettono in evidenza Fiat (+30,36%, vedi report del 09/02 dove eravamo positivi per l’alleanza con Chrysler mentre tutti gli altri criticavano la nascita di Detroit come provincia di Torino. A coronamento di tutto ciò è arrivato il mega rimbalzone di venerdi con il +27% grazie al grande spot di Barack Obama), Banco Popolare (+20,76% grazie alle cure di Savìotti, ribattezzato dal sottoscritto come il nuovo Marchionne) e di Unicredit (+16,23% anche per la banca di Profumo prosegue il grande recupero dove una volta sfondata quota 1,55 si proseguirà verso la quota 2 euro). In rosso, invece, questa settimana, Mps (-4,47% la vendita di asset alla quale la Società è costretta diventa doppiamente penalizzante, da una parte il momento economico è estremamente difficile, dall’altra la necessità della dismissione fa sì che siano gli eventuali acquirenti a poter dettare le condizioni.), A2A (-3,94% tutte le chiusure settimanale del titolo sono state sotto l’apertura e come ben sappiamo questo è sintomo che il mercato non vede di buon occhio il titolo) e BPM (-3,87% fase laterale dopo aver recuperato nelle scorse ottave e in attese dell’ assemblea di fine aprile che decreterà il nuovo presidente della popolare del Nord).
Wall Street chiude ancora una volta chiude l’ ottava in denaro nonostante i pessimi dati sulla disoccupazione (+8,5% peggior dato che non si registrava dal novembre 1983). Infatti, l’indice S&P500 ha chiuso con un rimbalzo del 3,26%, mentre il Nasdaq e il DJIA hanno fatto segnare rispettivamente un +4,96% e +3,10%. In quest’ ultima settimana abbiamo assistito al rimbalzo del settore automotive (+10,30%), seguito dal settore immobiliare (+9,50%) e delle banche (+5,30% favorite dalla decisione del FASB di allentare le regole per la valutazione degli assets secondo la metodologia del mark to market) mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore del pharma (-1,80%), della difesa (-1,20%) e del biotech (-0,40%)
Settimana all’ insegna del denaro per il Nikkei225 (+1,42%) stabile sopra la soglia dei 8500 punti (8749,84) ed ormai pronto per violare la resistenza a 8000 punti. Il rimbalzo è avvenuto grazie al rally dei titoli automobilistici (Nissan Motor, +18,67% , Toyota,+13,50% e Honda, 12,50%).
Settimana positiva per il comparto delle commodities che prosegue l’onda lunga della convalescenza ritornata sui mercati azionari.
Forti rialzi  tra i metalli non ferrosi: il rame è ai massimi da 5 mesi su entrambi le sponde dell’ Atlantico, il nickel (+2,9%) e l’alluminio (+2%). Tra i prodotti agricoli, segno negativo solo per lo zucchero grezzo mentre i maggiori rialzi hanno interessato il cacao e il frumento.Questa settimana dobbiamo segnalare la lettera dei metalli preziosi dove sia l’ oro che l’ argento hanno ritracciato.

Questa settimana il mercato obbligazionario è stato volatile. Innanzitutto la Banca Centrale Europea ha tagliato per l’ennesima volta il costo del denaro, portando il tasso ufficiale di sconto da 1,50% a 1,25%. Si è trattato di una mossa a sorpresa in quanto il mercato si attendeva in media una riduzione del costo del denaro da 50 basis points. Il taglio è stato di 25 basis points, creando le basi per un indietreggiamento dei titoli di stato almeno per il momento. Trichet, il governatore della banca centrale, ha dichiarato che all’orizzonte vi potrebbero essere ulteriori mosse espansive, ma che non spingerà più in basso il deposit-rate, ieri tagliato di 25 basis points da 0,50% a 0,25%, ovverosia il tasso di remunerazione sui depositi. A questo punto se la BCE taglierà ancora i tassi in futuro allora il corridoio tra tasso ufficiale e deposit-rate si restringerà. Ieri la BCE non ha annunciato il “quantitative-easing” (espansione della base monetaria), dichiarando che in materia di misure monetarie non-convenzionali parlerà nel prossimo meeting. Bisognerà attendere dunque ancora un mese per capire se la BCE espanderà la base monetaria per comprare i titoli di stato a mediolungo termine, seguendo le orme della FED e della Bank of England. Il mancato “quantitative-easing” e la forza del movimento rialzista sull’equity-market amplificato dalla spinta keynesiana all’economia data dal G-20 hanno fatto scattare le vendite sui titoli di stato, complice anche il rally poderoso del crudeoil al Nymex. Il bund, partito dall’area di 124,50 ha ceduto sul downside a 122,80, dove si colloca al momento, con i tassi decennali tedeschi stamattina a 3,17%. I tassi trentennali tedeschi hanno risposto salendo al 4,00%. Gli spread di tasso Italia-Germania si collocano sul segmento a 10-anni a 127 basis points e sul segmento a 30-anni a 136 basis points. I tassi a 2-anni tedeschi hanno risposto spostandosi in alto a 1,45%. Il mercato finora ha dimostrato che i temi a 2-anni tendono a quotare abbastanza al di sopra dei tassi ufficiali di sconto, mettendo in conto una ripartenza eventuale se non del ciclo comunque dell’inflazione. Le spinte keynesiane a supporto dell’economia, a prescindere dai micro-movimenti o dalla correlazione del bond-market nei confronti dell’equiity-market, implicano che il mercato dei titoli di stato vada pensato come eventualmente vulnerabile, per quanto lo scenario recessivo-deflazionistico possa materializzarsi. La valutazione dei titoli di stato in un momento come questo, particolare sotto il profilo storico, va pensata non soltanto secondo il classico binomio di crescita-inflazione ma anche valutando il rischio di credito, visibile osservando i ratio di debito pubblico/PIL ed i budget-deficits. La Bank of England e la FED stanno comprando a mani basse i titoli di stato sulla parte a lungo-termine delle rispettive curve, inducendo a pensare comunque che i valori sui tassi a 10-30 anni siano attualmente in dirty-floating. Le somme stanziate dai paesi occidentali per sostenere l’economia implicheranno maggiori debiti pubblici. Si continua ad osservare il future sui tassi decennali giapoponesi, ieri innalzatisi a 1,43%, toccando per la prima volta da novembre la media-mobile a 200-giorni.

Il mercato dei cambi ha vissuto una settimana campale. Tutti attendevano di capire come la Banca Centrale Europea si sarebbe mossa in materia di misure monetarie espansive di natura non-convenzionale. La BCE, abbassando il suo base-rate di soli 25 basis points, da 1,50% a 1,25%, ha dichiarato di non voler espandere la sua base monetaria per comprare i titoli di stato a medio-lungo termine, secondo quanto fatto dalla FED, dalla Bank of Japan, dalla Bank of England e dalla Swiss National Bank. Il mercato ha premiato nel complesso l’euro. L’euro -dollaro si è rafforzato sull’upside. Partito da 1,3191, minimo della settimana, il cross si è spinto fino a 1,3517, per poi ricadere a 1,3426. Per ora nel complesso l’euro dovrebbe risultare favorito, ma gli equilibri restano precari anche perché non è escluso che la BC E utilizzi anch’essa il “quantitative -easing” (espansione della base monetaria) al prossimo meeting in agenda il 7 maggio. L’euro-dollaro comunque è riuscito a ri-valicare la media-mobile a 200-settimane a 1,3385, con le resistenze che si collocano a 1,3738-1,3774. Sul downside il primo supporto di riferimento immediato sarebbe il punto di 1,3191. Il mercato ha snobbato i brutti dati occupazionali volendo guardare avanti ad un’eventuale ripresa pensabile con gli aiuti keynesiani all’economia. L’euro -yen si è spinto al rialzo, muovendosi da 130,14, il minimo intra- week, fino a 135,00, per poi ripiegare a 133,68. L’euro -yen a questo punto si pone in un’area rialzista, avendo come target grafico il livello di 135,00 prima e quello di 137,15 poi, punto dove passa la media -mobile a 200-giorni. In materia di pound la sterlina appare più tonica alla luce dei dati immobiliari in ripresa. Tuttavia l’espansione della base monetaria adottata dalla Bank of England rende inaffidabile comunque il pound. L’euro -sterlina oggi a 0,9150 ha come supporto il livello di 0,9074 e come punti di resistenza il livello di 0,9266. In ripresa le divise periferiche a seguito del balzo dei mercati azionari.

                        MARKET MOVER DELLA SETTIMANA
 
Per quanto riguarda la settimana macroeconomica sia europea che americana sarà una sette giorni scarna di dati complice la chiusura di venerdi’ per l’inizio delle festivita’ pasquali dove dobbiamo segnalare Lunedì 6 Aprile la pubblicazione delle vendite al dettaglio a/a e Martedì 7 la pubblicazione del Pil relativo all’ultimo trimestre 2008.
Spostandoci Oltreoceano dobbiamo segnalare Lunedi’ 6 il dato di febbraio del Chicago Fed, che misura l’andamento delle attivita’ manifatturiere in quel distretto e martedi’ verranno rese note le minute dell’ultimo vertice del Fomc; Mercoledi’ 8 sara’ poi il turno del consueto dato settimanale sulle richieste di mutui e giovedi’ quello sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione ed infine giovedi’ 9 saranno in calendario i prezzi alle importazioni di marzo e il deficit della bilancia commerciale di febbraio. Sul fronte corporate attesa per le prime trimestrali riportate da blue chips: rompera’ come sempre il ghiaccio Alcoa nella giornata di martedi’ seguita due giorni dopo da Chevron.
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico nipponico non dobbiamo segnalare appuntamenti degni di nota.

Per suggerimenti e chiarimenti scrivete a vincenzo.polimeno@professionefinanza.com