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Finalmente! La luce in fondo al tunnel comincia ad intravedersi. Nell’ottava appena conclusa i mercati mondiali hanno continuato a percorrere la strada del rialzo (da inizio anno tutti gli indici mondiali evidenziano un segno positivo), proseguendo il cammino imboccato la scorsa settimana grazie all’ ottima stagione delle trimestrali che per il 76% ha battuto le stime previste dagli analisti. A livello europeo la piazza migliore è stata Francoforte con il DAX30 che è rimbalzata del 5,04%, seguita dall’ indice francese, il CAC40 che ha registrato un rialzo del 4,60% cosi come l’ indice inglese, il FTSE100 in rialzo dello 4,28%. A livello settoriale dobbiamo segnalare in denaro il settore delle risorse di base (+9,11%) che ha ripreso davvero a correre segno che l’economia sta cominciano a rialzarsi e segno ancora più forte è che possiamo annunciare che finalmente c’è il primo paese (Canada) che è “virtualmente” uscito dalla recessione, seguito dal settore delle costruzioni (+6,22%) ed infine dal settore auto (+6,00%), mentre in lettera per la seconda settimana consecutiva non dobbiamo segnalare nessun settore. Fra i principali titoli protagonisti assoluti Yell Group (+36,67%), Gkn (+17,79%) e Saint Gobain (+14,82%) mentre in lettera segnaliamo Compass Group (-9,65%), British Aerospazial (-4,87%) ed Infinenon (-3,55%).
Piazza Affari chiude la settimana con il terzo rialzo consecutivo dello Ftse/Mib (+4,55%), e se non fosse stato per Venerdi dove si sono avuto prese di beneficio avremmo avuto un filotto di nove chiusure positive. Inoltre, non possiamo che essere positivi dal momento che il nostro indice ha superato la soglia fatidica e tecnica dei 20.000 punti. Fra i titoli maggiori dobbiamo segnalare in denaro Cir (+10,47% miglior titolo dell’anno nel Ftse/Mib dovuta oltre che all’ammissione nel listino principale anche alla promozione assegnata da Ubs che ha alzato ulteriormente il Tp del titolo), Saipem (+9,10% e con la ripresa del petrolio subito sopra i 19 euro e poi titolo preferito dal sottoscritto soprattutto in un’ottica di lungo periodo) e Pirelli (+8,24% ottima settimana per l’azienda della Bicocca che abbandona (almeno al momento) le pericolose quotazioni inferiori alla soglia di 0,25 euro) mentre in lettera, invece, troviamo Fiat (-0,97% dovuta ai dati di bilancio peggiori delle attese e alle prese di beneficio dopo che il titolo aveva guadagnato in poche sedute il 20,45%), Stm (-0,74% che entrata in un range 5/6 euro dal quale non riesce più ad uscire) e Snam Rg (-0,16% titolo difensivo per antonomasia non ha avuto scossoni in settimana).
Wall Street chiude una settimana che complice l’audizione di Bernanke, la stagione delle trimestrali e i dati macroeconomici in agenda hanno finito per mettere letteralmente le ali al mercato azionario americano. L’ indice S&P’500 ha archiviato gli scambi a quota 979,26 punti, in rialzo del 4,13%, dopo che nel corso della settimana ha finito per aggiornare a quota 979,79 punti il livello massimo del 2009. L’ S&P’500 non raggiungeva un livello così elevato dallo scorso 5 novembre 2008. Nelle ultime 10 sedute di Borsa otto sono state le chiusure in territorio positivo. Il listino tecnologico Nadaq100 è anch’esso salito, del 4,7%, collocandosi in area 1.599,06 punti, sui massimi di fine settembre 2008. Dodici su tredici sono state le sedute rialziste consecutive per il Nasdaq100. In quest’ ultima settimana abbiamo assistito al rimbalzo del settore dei broadcasting&cable Tv (+16,00%) e del settore delle costruzioni (+15,47%), mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore dei distributori alimentari (-0,93%) e dei soft drink (- 0,87%).
Settimana all’ insegna del denaro per il Nikkei225 (+4,23%) che complice la chiusura di lunedì si evidenzia per quattro sedute positive avvicinandosi alla resistenza dei 10000 punti. A spingere al rialzo il listino giapponese questa settimana è stato il settore chimico, industriale e finanziario.
Il mercato delle materie prime ha finito per accompagnare il rialzo delle principali Borse internazionali. I prodotti petroliferi, il caffè, lo zucchero e l’alluminio sono stati i principali protagonisti in assoluto in termini di performance settimanale. Le vendite hanno colpito il mais e il grano, i bovini vivi, il succo d’arancio, il cotone e i suini da macello. Nella settimana dell’operazione tecnica di rollover del primo contratto-future in scadenza sul petrolio WTI al Nymex di NY il barile di greggio si è mosso nell’intervallo di prezzo 63,19 $ – 68,20 $ per poi registrare una chiusura a 68,05 dollari al barile, in rialzo di 4,5 dollari.
Durante l’ottava il mercato dei cambi complice l’ andamento rialzista del mercato azionario ha contribuito all’indebolimento del dollaro e della divisa nipponica. Il biglietto verde sta lentamente vedendo svanire il proprio appeal difensivo. Gli investitori, man mano che si vanno convincendo della tenuta dei rialzi delle piazze azionarie, escono dalle posizioni difensive acquisite nel corso degli ultimi mesi sul dollaro e sullo yen, percepite come valute in grado di difendersi meglio dalle incertezze finanziarie e dalla volatilità dei mercati. L’euro -dollaro si è arrampicato fino a quota 1,4291 (il nuovo massimo delle ultime sei settimane) per poi ripiegare nel finale a 1,4202, in rialzo di una figura rispetto alla precedente settimana. Nella seconda parte della settimana il biglietto verde ha provato a recuperare parte del terreno perso sulla scia delle parole pronunciate dal numero uno della Fed, Ben Bernanke, nel corso dell’audizione di metà anno sulla politica monetaria e sullo stato economico degli Stati Uniti.
L’euro -dollaro in questo momento ha come prima resistenza il massimo dell’anno a 1,4338 e come primo vero supporto la media mobile a 50-giorni (1,4020). Non sembrano esserci al momento sul mercato grandi idee da perseguire, sebbene il consolidamento dell’euro-dollaro al di sopra della soglia di 1,4000 possa voler dire che il dollaro sia comunque in tensione. Per quanto riguarda invece la divisa anti-ciclica per eccellenza, e cioè lo yen, la moneta unica ha messo a segno un importante movimento rialzista per la seconda settimana consecutiva recuperando così del tutto le perdite conseguite nella prima parte del mese di luglio. La chiusura è stata difatti in area 134,63. Dal punto di vista grafico il cambio ha finito per recuperare anche la media mobile a 50-giorni passante a 133,93, fino a quel momento prima area di resistenza. Nel segno della lateralità l’euro-sterlina (0,86478) poco sopra la media mobile a 50-giorni (0,8611) con il pound appesantitosi nel finale della settimana sulla scia del peggior tasso di crescita su base annua nella storia del PIL (-5,6%).
Durante la settimana nella Zona Euro il dato sui nuovi ordini industriali di maggio (-0,2% m/m ex -0,7% m/m e -30,1% y/y ex -35,3% y/y) ha confermato per l’economia nella Zona Euro il rallentamento del ritmo recessivo in un contesto di mercato deflazionistico se si considera gli attuali di PPI (negativo da quattro mesi) e di CPI (negativo da un mese). Il rialzo del tasso di disoccupazione e la capacità utilizzata a livelli di minimo record dovrebbero pesare su salari e utili, comprimendo verso il basso ulteriormente le pressioni sui prezzi.
Il contratto-future sul BUND che ha avviato le contrattazioni a quota 120,82 punti, dopo aver scambiato nell’intervallo 120,15 – 121,70, ha archiviato gli scambi a quota 120,33 punti, in calo di circa una figura. I rendimenti dei titoli governativi tedeschi sono saliti accompagnando così il trend rialzista delle Borse e confermando il recupero di quella che è sempre stata la correlazione inversa tra i due mercati. La minore avversione al rischio da parte degli investitori confermata dall’ulteriore restringimento dello spread sul CROSSOVER a 5-anni ha contribuito a spingere verso il basso i corsi del reddito fisso. In Germania il rendimento a 2-anni si è attestato all’ 1,32% (+7 bps), il 5-anni al 2,55% (+8 bps), il 10-anni al 3,48% (+8 bps) e il 30- anni al 4,23% (+7 bps). In Italia invece gli stessi segmenti di curva anziché salire sono scesi in termini di rendimento offrendo rispettivamente l’ 1,65% (-8 bps), il 3,10% (-8 bps), il 4,38% (-3 bps) e il 5,3 6% (-3 bps). Così facendo lo spread BUND/BTP ha finito per attestarsi sui 90 punti base. L’economia mondiale sta iniziando a uscire da una recessione senza precedenti nell’era post Seconda Guerra Mondiale, ma il processo di stabilizzazione non è uniforme e si prevede una ripresa debole. La recessione globale non è ancora finita, e la ripresa è prevista lenta.
Il mercato italiano dei titoli di stato in quest’ultimo periodo si sta misurando con il fatto che la crisi ha fatto riscoprire il mercato delle obbligazioni alle imprese italiane. Secondo l’agenzia di rating Fitch, le attese per fine anno sono per un’ ulteriore crescita dei bond emessi, fino a superare i 20 miliardi toccati nel 2004, il secondo livello più alto mai registrato in Italia negli ultimi 10 anni. Gli investitori stanno reagendo con prontezza alla richiesta di liquidità delle aziende, spinti dalle attese per i rendimenti destinati, secondo diversi analisti, a sorpassare quelli azionari delle stesse società. L’esiguo rendimento offerto dalla carta a 2 -anni potrebbe con il tempo spingere gli investitori a privilegiare i segmenti di curva più lunghi, in questo momento assai appetibili in termini di rendimenti reali e congrui per accollarsi il rischio di una loro detenzione. Il mercato obbligazionario europeo ha trovato finora nella recessione e nella deflazione un valido alleato nel suo percorso rialzista e negli aiuti dei Governi, nell’ allargamento della base monetaria da parte delle banche centrali (con il conseguente timore di un ritorno all’inflazione nel medio – lungo termine) e nel robusto appesantimento dei conti pubblici i principali elementi di disturbo.
Oltreoceano, invece, la politica monetaria finora perseguita dalla Fed ha contribuito alla stabilizzazione dei mercati finanziari e dell’economia. Una stabilizzazione del quadro finanziario solitamente aiuta a far scendere l’avvers ione al rischio spingendo verso l’alto le Borse e verso il basso il mercato dei titoli a reddito fisso. A ridare fiducia e convincere molti a prendersi posizioni più rischiose hanno contribuito i dati sull’economia americana. I disoccupati settimanali sono saliti meno del previsto e le vendite di abitazioni non di nuova costruzione, salite a giugno del 3,6% m/m (estimate +1,5% m/m), hanno finito per rafforzare la sensazione di un mercato immobiliare che ha toccato il fondo e che comincia lentamente a risollevarsi. La curva dei rendimenti ha finito per muoversi in maniera scorrelata: il titolo a 2-anni rende l’ 1,00% (invariato), il 5-anni il 2,53% (+3 bps), il 10-anni il 3,66% (+2 bps) e il 30-anni il 4,54% (invariato ).
MARKET MOVER DELLA SETTIMANA
Per quanto riguarda la settimana macroeconomica europea non sarà una sette giorni ricca di dati dove dobbiamo segnalare solo Mercoledì 29 Luglio la pubblicazione dell’ aggregato M3 ed in germania la pubblicazione del Cpi (lander) , poi a seguire Giovedì 30 sempre in Germania la pubblicazione della variazione dei numeri dei disoccupati mentre in Europa la pubblicazione dell’indice di fiducia dell’ economia ed infine Venerdi 31 la pubblicazione in Italia dei prezzi al consumo ed in Europa la pubblicazione del Cpi a/a e il tasso di disoccupazione.
Spostandoci Oltreoceano la settimana si preannuncia scarna di appuntamenti macro. Tra i dati piu’ attesi ci sono quello di Lunedì per quanto riguarda la vendita di nuove case, poi Mercoledì la pubblicazione degli ordinativi dei beni durevoli m/m ed infine Venerdi 31 la pubblicazione del Pil t/t annualizzato.
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico nipponico dobbiamo segnalare una settimana ricca di appuntamenti dove si comincerà mercoledì con la pubblicazione delle vendite al dettaglio a/a e la fiducia delle imprese, poi Giovedì la pubblicazione della produzione industriale ed infine Venerdi 31 la pubblicazione del Pmi manifatturiero, i consumi delle famiglie a/a, Cpi a/a e il tasso di disoccupazione.
Per suggerimenti e chiarimenti scrivete a vincenzo.polimeno@professionefinanza.com