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Investimenti e mercati

Report settimanale sui mercati finanziari

Nuova debacle per i principali listini europei, intimoriti dall’acuirsi della crisi economica internazionale (che dal settore finanziario sta interessando altri comparti) con dati che confermano uno scenario di
recessione e con continue rivisitazioni al ribasso delle stime di crescita. Fanalino di coda Madrid (- 5,47%) seguita a ruota da Parigi (-5%), Milano (-4,6%), Francoforte (-4,6%) e Londra (-3%).

A livello settoriale, le vendite hanno colpito soprattutto i titoli del comparto bancario (-13,9%), assicurativo (- 10,6%), tecnologico (-9,7%), finanziario (-9,2%) e delle risorse di base (ritracciate anch’esse di oltre nove punti percentuali) mentre in controtendenza il comparto salute (che ha guadagnato lo 0,4%). Fra i titoli dello Stoxx 50 spicca, da un lato, la discesa di Intesa Sanpaolo (-20,2% dopo aver comunicato un utile dimezzato nel 3° trim.), Nokia (-16,5% per le revisioni al ribasso sulle prospettive di vendite di cellulari nel 4° trim.), Ubs (-16,2%) e Allianz (-14,7%) e dall’altro, la buona performance di Vodafone (+15,3% complice la tenuta dei conti del 1° sem.). A Piazza Affari eccezion fatta per i progressi di Tenaris e Telecom Italia (+6,8% e +4,3%) debole Autogrill (-14,1%), alcuni bancari (tra cui Popolare Milano, Unipol e Mps), Geox (-24,8%) e Bulgari (-23,7%) entrambi condizionati dai deludenti conti  trimestrali. All’insegna della debolezza anche Wall Street (S&P500 -4,3%, Nasdaq -5,9%) che ormai da tempo risulta sempre più legata all’andamento del mercato valutario.

Paradossalmente in queste settimane gli indici sembrano accogliere bene le cattive notizie (come quella sui sussidi di disoccupazione volati a 516mila, segno inequivocabile di una profonda recessione e delle vendite al dettaglio scese del 2,8%, con la maggior contrazione dal 1992) ed accusare, invece, quelle che dovrebbero rassicurare gli animi (come la fiducia dell’Università del Michigan salita inaspettatamente a 61,4 da 58,4 di ottobre). Fra i titoli peggiori da segnalare Gm (-31% sulla scia delle voci di un imminente fallimento), American Express (-21% dopo aver chiesto al governo federale di essere ammessa a prelevare aiuti dal fondo straordinario stanziato dal Congresso un mese fa), Citigroup (- 19,5% prepara tagli del personale del 10%), Boeing (-11,9%) ed Intel (-9%), mentre hanno tenuto AT&T (+2,4%) e McDonalds (+1,19%). Ancora in rosso il Nikkei (-1,4%).

Passando al mercato obbligazionario, rendimenti euro in leggero calo sulle scadenze a breve/medio termine ed in discesa, specie nel medio/lungo termine, per la curva Usa; pressoché invariato il differenziale fra i rendimenti dei titoli corporate e quelli governativi 3-5 anni area euro. Per il mercato dei cambi l’euro è parso particolarmente tonico contro la sterlina inglese, rispetto alla quale giovedì ha segnato il massimo di tutti i tempi a 0,8662 ed archiviando la migliore performance settimanale dal suo lancio nel 1999. La divisa britannica ha perso terreno anche nei confronti delle altre controparti scontando la recente decisione della Boe di tagliare i tassi di riferimento di 150 bp (cosa che ha minato la sua appetibilità come moneta di investimento).

L’euro non ha tenuto, invece, contro lo yen scendendo sotto quota 123, complice la riduzione della propensione al rischio dopo che i deboli dati internazionali hanno rafforzato i timori di una prolungata recessione. Infine per quanto riguarda le commodity in recupero l’oro tornato sopra i 740 $/oncia (+1,4%) mentre ancora in caduta libera il rame (-4,58%) e il brent (sceso sotto i 55 $/barile, zavorrato dai timori sul rallentamento della domanda dopo gli entusiasmi iniziali per i dettagli del piano cinese di sostegno al ciclo economico).

MERCATI MONETARI/OBBLIGAZIONARI

Per quanto riguarda l’area euro rendimenti in leggero calo sulle scadenze a breve/medio termine. Tassi in discesa sulla curva Usa specialmente sul medio/lungo termine. Invariato il differenziale fra i rendimenti dei titoli corporate e quelli governativi 3-5 anni area euro.
In ripresa lo spread tra i titoli governativi Paesi Emergenti e quelli Usa.

ANALISI TECNICA

BUND 118,58 (quotaz.ore 15:42 )

Dopo aver suggerito il rientro 10 giorni fa sul bund per il superamento dell’area 117,15- 117,50 abbiamo assistito con soddisfazione alla progressione delle quotazioni fino a 118,82(lunedì scorso ipotizzavo: “….il raggiungimento ed il superamento di 118,33 …..”). A questo punto per chi non avesse già provveduto a monetizzare i guadagni potrebbe risultare utile mettere in atto una “ligia” tecnica di stop profit mobile al fine di evitare di veder sfumare gli utili maturati a causa di un momentaneo raffreddamento dei prezzi. (vp) S&P/MIB 20.377 (quotaz.ore 15:42 ) Per chi opera sull’azionario: poche parole, una sola raccomandazione: “i trader (al rialzo) stiamo buoni, i cassettisti continuino a mettere buoni
titoli nel cassetto.” (vp)

EUR/USD 1,2646 (quotaz.ore 15:42 )

Pur con la possibilità di vedere il cross EUR/USD scendere fin verso 1,20-1,17 il nostro suggerimento è quello di realizzare posizioni in dollari che eccedano il 10% del proprio portafoglio (per i clienti con profilo più basso il peso % suggerito è addirittura nullo). (vp)

I MARKET MOVER DELLA SETTIMANA

L’agenda macroeconomica dell’area euro non risulta particolarmente ricca di appuntamenti questa settimana; occorrerà infatti attendere sino a giovedì per conoscere l’indice dei prezzi alla produzione
tedesco che secondo le previsioni dovrebbe scendere dello 0,30% su base mensile. Concentrati invece nella giornata di venerdì i dati sul Pmi manifatturiero e dei servizi che secondo le stime dovrebbero nel
mese di novembre arretrare a 40,5 il primo e a 45,2 il secondo (in coerenza con le aspettative sul Pmi manifatturiero dei singoli paesi come Germania e Francia). Sicuramente più interessante il calendario statunitense. In programma martedì l’indice dei prezzi alla produzione (atteso in contrazione dell’1,8% m/m) e l’indicatore Nahb del mercato immobiliare che nel mese di novembre non dovrebbe suscitare nessuna sorpresa mantenendosi sul livello precedente.

Mercoledì è la volta del dato sulle nuove richieste di mutui immobiliari e dell’indice dei prezzi al consumo (che, se confermate le stime, diminuirebbe dello 0,8% su base mensile mentre la componente Core è attesa sostanzialmente invariata rispetto al mese precedente). Sempre mercoledì si avranno indicazioni aggiuntive circa lo stato di salute del mercato immobiliare americano con il dato sui nuovi cantieri residenziali (previsto in discesa a 780 mila contro gli 817 mila precedenti) e quello sui nuovi permessi edilizi (atteso a 775 mila contro i precedenti 805 mila). Giovedì l’attenzione sarà focalizzata invece sul dato delle nuove richieste di sussidi di disoccupazione, sull’indice Fed di Philadelphia (che nel mese di novembre dovrebbe dimezzarsi a -33,6) e sul Superindice dell’economia (stimato a -0,6 da uno 0,3 precedente).
Lo stesso indicatore sarà invece diffuso domani in Giappone mentre mercoledì sarà di scena l’indice di tutte le attività industriali che secondo gli analisti dovrebbe mostrasi sostanzialmente invariato.
Per suggerimenti e chiarimenti:

vincenzo.polimeno@professionefinanza.com