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Il caso della settimana

Svalutazioni delle banche: toccato il tetto dei 500.000.000.000 di dollari!

È alla statunitense Citigroup che spetta il poco invidiabile record delle perdite causate dalla crisi dei subprime. In poco più di un anno, Citigroup, che è la prima banca statunitense ha accumulato un passivo di oltre 40 miliardi di dollari accompagnato da un crollo della capitalizzazione di borsa passata da 191 a 69 miliardi di dollari.

Tuttavia, fino a due giorni fa appariva, se possibile, ancor più grave la situazione di Merrill Lynch, grande un terzo di Citigroup ma con perdite simili e pari a 37 miliardi di dollari. Situazione quasi disperata e superata solo grazie all’acquisto dalla più solida Bank of America che forte dei suoi 100 miliardi di capitalizzazione ha potuto sopportare perdite per 15 miliardi riuscendo addirittura a fare shopping a prezzo di saldo rilevando prima Countrywide Financial e poi la stessa Merrill Lynch.

Stessa dimensione di Bank of America ma perdite che si fermano a 9 miliardi di dollari per JP Morgan che dalla crisi ha ricevuto in dote Bear Sterns finita sotto il suo controllo dopo il salvataggio pilotato dalla Federal Riserve. Relativamente al sicuro anche Goldman Sachs più piccola in termini di valore di borsa ma con svalutazioni che si fermano a 4 miliardi di dollari.

In Europa, dove le banche godono di una maggiore compartecipazione di fondi sovrani e investitori arabi che probabilmente, se chiamati in causa, saranno disponibili ad ulteriori investimenti pur di non far saltare il banco, è il colosso svizzero UBS a navigare nelle acque più agitate. Le perdite si avvicinano a 40 miliardi di dollari con una capitalizzazione di borsa che, nel corso dell’ultimo anno si è più che dimezzata scendendo da 98 a 40 mld. Anche in Gran Bretagna c’è chi non se la passa bene, grande poco più di UBS, la Royal Bank of Scottland ha visto andare in fumo 15 miliardi di dollari mentre per Barclays la svalutazione si attesta, per ora, a 6 miliardi.

In Germania Deutsche Bank e Commerz Bank hanno avuto svalutazioni rispettivamente di 7,6 e 2 miliardi mentre in Francia la più colpita è Credit Agricole con un rosso di oltre 8 miliardi seguita da Società Generale, 6 miliardi, e BNP Paribas con 3 miliardi di dollari.

Infine le banche italiane che sembrano, per ora, essere state solo lambite dalla tempesta, la più esposta risulta Unicredit con perdite stimate di poco superiori al miliardo di dollari.

Cifre che, se riunite, portano a perdite impressionanti di 500 miliardi di dollari alle quali si potrebbe aggiungere l’esposizione in Credit Default Swap di 441 miliardi di dollari della sola AIG salvata con l’ennesimo intervento statale. Tali dati portano alcuni economisti a ritenere che siamo in presenza di una crisi peggiore di quella del ’29.