A febbraio negli Stati Uniti i posti di lavoro sono calati di 36 mila unità, dopo il ribasso di 26 mila unità fatto registrare a gennaio (dato rivisto).
Il dato è migliore delle attese degli analisti che si attendevano un’emorragia di 68 mila unità. La società privata Adp aveva annunciato un calo di 20 mila unità. Tra i settori più in difficoltà, quello costruzioni dove sono stati eliminati altri 64.000 posti dopo i 77.000 cancellati a gennaio. Nel comparto finanziario sono andate perse 10.000 posizioni (-13.000 a gennaio), mentre nel pubblico impiego ne sono state eliminate 18.000. Bene invece l’industria manifatturiera che ha assunto 1.000 persone, contro attese per una ulteriore perdita di 15 mila unità. Gli occupati temporanei, infine, sono aumentati di 48.000 unità.
Il tasso di disoccupazione è quindi rimasto invariato al 9,7%, nonostante gli economisti si attendessero un nuovo rialzo a quota 9,8%. «L’inverno severo in alcuni stati ha influenzato il mercato del lavoro, anche se non è possibile quantificare l’impatto», ha sottolineato il Dipartimento del Lavoro, che ha annunciato i dati. Dal dicembre 2007, ovvero da quando è iniziata la recessione, sono stati distrutti 8,4 milioni di posti posti di lavoro. La Casa Bianca, che ha messo tra i primi punti da realizzare del proprio programma proprio la creazione di posti di lavoro, già giovedì scorso aveva anticipato che i dati avrebbero potuto risentire delle tempeste che hanno colpito l’America.
Peraltro la scorsa settimana anche il numero uno della Fed, Ben Bernanke, aveva premesso che il brutto tempo avrebbe potuto avere conseguenze sull’economia. La paga oraria media degli americani è aumentata dello 0,1% su base mensile e dell’1,9% su base annuale. Gli economisti avevano previsto un rialzo rispettivamente dello 0,2% e del 2%. Le ore lavorate in media alla settimana sono state pari a 33,8 contro il 33,9 di geNnaio e il 33,7 atteso.