Il Parlamento europeo nelle giornate del 4-7 luglio sarà chiamato alla votazione plenaria per rigettare o meno la proposta della Commissione europea sulla Tassonomia verde che prevede di considerare gas fossile e nucleare come fonti sostenibili. Una decisione che può scongiurare un duro colpo al Green Deal europeo e ad una politica sul clima in grado di fronteggiare l’emergenza climatica.
La proposta di Bruxelles, infatti, è in forte contraddizione con la scelta di puntare su rinnovabili ed efficienza energetica, impegno già fissato nel calendario dell’Unione Europa dal 2021 e con scadenza per il raggiungimento dell’efficienza climatica entro il 2030 e la riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2050.
Le decisioni in merito alla Tassonomia verde hanno un’ulteriore urgenza anche in relazione alla crisi scatenata dalla guerra in Ucraina e alla forte dipendenza della maggior parte dei paesi europei dalle forniture russe di combustibili fossili. Solo tra febbraio e giugno 2022, ad esempio, Italia e Germania hanno rispettivamente importato fonti fossili da Mosca per 12,1 e 7,8 miliardi di euro.
Cos’è la Tassonomia verde europea
Con Tassonomia verde si fa riferimento ad un sistema di criteri comuni a livello europeo per classificare le attività economiche sostenibili con cui finanziare il Green Deal. Il progetto, a cui lavora la Commissione europea, ha lo scopo di introdurre a livello europeo una sorta di “etichetta green” per gli investimenti considerati sostenibili al fine di mobilitare grandi somme di capitale (provenienti in particolare dal settore privato) in attività che contribuiscano ai suoi obiettivi climatici e ambientali, quali:
- Mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.
- Uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine.
- Transizione verso un’economia circolare.
- Prevenzione e riduzione dell’inquinamento.
- Protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
Un’attività economica per entrare in Tassonomia ed essere considerata “sostenibile” deve contribuire “in modo significativo” al raggiungimento di almeno uno di questi obiettivi fissati da Bruxelles, ma nessun’altro può essere compromesso, ovvero l’attività non può “provocare un danno significativo” a nessuno degli altri (secondo il principio del “do not significant harm”).
Nucleare e gas fossile in Tassonomia: la proposta di febbraio 2022 di Bruxelles
Il “casus belli” che ha letteralmente spaccato in due l’Unione europea è stato l’atto delegato che lo scorso 2 febbraio ha presentato la Commissione europea che proponeva l’inclusione di gas fossili e nucleare tra le fonti energetiche “utili” alla transizione ecologica e che quindi, a determinate condizioni, potevano avere l’etichetta europea per gli investimenti green.
Come si legge nell’atto della Commissione europea, le motivazioni sostenute da Bruxelles per l’inserimento del nucleare e del fossile nella Tassonomia europea fanno rifermento all’utilizzo di tali fonti energetiche al fine di “garantire un approvvigionamento energetico stabile durante la transizione verso un’economia sostenibile”. Il ricorso al gas fossile e all’energia nucleare sarebbe classificato come “attività transitorie” volte a contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico; una loro inclusione sarebbe, quindi, limitata nel tempo e dipenderebbe da condizioni specifiche e requisiti di trasparenza.
Secondo il gruppo di esperti indipendenti, nominati dalla stessa Commissione europea per il supporto scientifico necessario alla redazione di questa proposta – la Piattaforma sulla Finanza Sostenibile (PFS) – il nucleare non andrebbe considerato in quanto non rispetta i criteri relativi al principio di non arrecare danni significativi all’ambiente, in particolare per quanto riguarda la gestione e lo smaltimento delle scorie radioattive.
L’esclusione del gas fossile, invece, è motivata dal fatto che gli impianti a gas per fornire un contributo sostanziale alla mitigazione dei cambiamenti climatici (come richiesto dal regolamento) devono emettere meno di 100 gr di CO2, mentre quelli più efficienti attualmente a disposizione non ne emettono meno di 316 gr.
Nucleare e gas fossile in Tassonomia: le ripercussioni sugli equilibri politico-economici mondiali
Ulteriori critiche sono state fatte anche alla luce della necessità, proclamata da Bruxelles, di ridurre la propria dipendenza dal gas russo entro il 2027, come risposta all’invasione dell’Ucraina e alla presa di coscienza che dipendere energeticamente da un partner inaffidabile come Mosca rende l’Unione Europea meno strategicamente indipendente.
Se, infatti, venissero approvate norme europee pro-fossili e nucleare, sarebbero a rischio non solo gli obiettivi climatici europei ma anche le relazioni geopolitiche con la Russia. Mosca, infatti, risulterebbe uno dei principali beneficiari di una Tassonomia UE con dentro nucleare e gas fossile: se i Paesi UE continueranno a investire in nuove infrastrutture legate a queste fonti di energia, la Russia potrebbe guadagnare fino a quattro miliardi di euro in più ogni anno solo nel gas, grazie alle opportunità che si creerebbero per le loro industrie.
Dunque, se la lista UE degli investimenti sostenibili rimanesse a favore di gas e nucleare, rischierebbe di rafforzare il peso geopolitico della Russia e di aumentarne i profitti, proprio in un momento in cui Bruxelles, al contrario, sta cercando di indebolire Mosca. Anche per questo alcuni attivisti e politici ucraini stanno chiedendo al Parlamento europeo di rigettare la proposta della Commissione europea perché un’eventuale inclusione di gas e nucleare nella Tassonomia darebbe un ulteriore aiuto alla Russia.
Tassonomia europea: la prima votazione contro nucleare e gas fossile di giugno 2022
Un primo passo contro l’introduzione di gas fossili ed energia nucleare è già stato fatto lo scorso 14 giugno quando le commissioni Ambiente e Economia del Parlamento europeo hanno votato una risoluzione contro l’inserimento di gas e nucleare nella lista degli investimenti sostenibili con 76 i voti a favore, 62 contro e 4 astensioni.
“Abbiamo bisogno di investimenti massicci nell’espansione delle energie rinnovabili, non delle energie del passato. Il Green Deal non deve essere utilizzato per finanziare energie che danneggiano l’ambiente e il clima e comportano rischi ingestibili. L’UE ha la possibilità di assumere un ruolo guida globale nella lotta contro il cambiamento climatico e stabilire il gold standard per gli investimenti nell’economia climaticamente neutra” – così ha dichiarato l’europarlamentare Bas Eickhout, all’indomani del voto contro la proposta della Commissione europea.
In linea col parere dell’eurodeputato, anche l’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC) – gruppo formato da oltre 370 tra i maggiori investitori internazionali con un portafoglio da 50 miliardi di euro – ha chiesto di escludere il gas fossile dal regolamento sulla Tassonomia in quanto “si indirizzerebbero capitali verso attività non compatibili con l’impegno UE verso la neutralità climatica entro il 2050”.
La votazione plenaria del prossimo 6 luglio a Strasburgo sarà, quindi, decisiva. Con una maggioranza assoluta di 353 voti contrari (su un totale di 705 deputati votanti), l’Europarlamento potrebbe opporsi all’atto delegato della Commissione europea, costringendo così Bruxelles a modificarlo o a ritirarlo.