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Trasparenza, è ok solo il
25% dei report ai clienti

Carente il resoconto sui costi delle banche

Solo il 25% della documentazione relativa alla consulenza finanziaria e alla gestione di portafoglio riporta la totalità delle informazioni raccomandate dalla disciplina MiFID II. L’informativa è spesso carente rispetto ai costi per operazioni, alle spese per i servizi accessori e ai costi accessori (commissioni di performance). Le spese correnti e le spese una tantum sono più frequentemente dettagliate. Lo comunica uno studio sull’andamento osservato nella prima metà del 2019 da parte di MoneyFarm e Politecnico di Milano.

I costi vengono esplicitati in valore assoluto nel 45% dei casi per la consulenza finanziaria e nel 19% per la gestione di portafoglio. Solo nel 40% delle richieste relative alla consulenza finanziaria la documentazione è stata consegnata in forma digitale o cartacea mentre tale percentuale sale al 69% per la gestione di portafoglio. Il quadro che emerge da questa prima parte della ricerca, secondo i suoi autori, è la necessità per gli intermediari finanziari di migliorare l’informativa ex ante, in coerenza con lo ‘spirito’ della normativa. L’auspicio è che questa analisi comparata serva proprio come stimolo per valorizzare le ‘buone pratiche’ e rendere sempre più efficiente la trasparenza delle informazioni.

Dunque al 30 giugno numerosi intermediari finanziari non avevano ancora provveduto alla rendicontazione. La stampa ha dedicato attenzione al tema e la Consob ha sentito l’esigenza di pubblicare un richiamo di attenzione sugli obblighi. Questa ricerca ha analizzato in ottica comparata la reportistica ex ante ed ex post prodotta da 20 fra i più importanti intermediari finanziari operanti in Italia, focalizzati su una clientela retail e mass affluent. E l’esito ha confermato come i clienti abbiano diritto a una maggiore trasparenza. Dura lex, sed lex.