Non partono per il momento gli eurobond mentre la dotazione dell’Efsf resterà invariata
FONDO E CRISI. Nasce a Bruxelles il nuovo meccanismo permanente di stabilità finanziaria. Come desiderato dalla Germania, la sua adozione passa da una modifica dei Trattati. Tuttavia, a meno di annunci dell’ultima ora – l’ultimo Consiglio europeo del 2010 si chiuderà con una conferenza stampa nel primo pomeriggio – anche lo European stability mechanism resta uno strumento strettamente politico. Al di là delle attese raccomandazioni sulla necessità per ogni Stato membro di adottare politiche di rigore, dalla prospettiva europea uscirebbero dunque una volta per tutte le misure automatiche di correzioni di bilancio invise a chi, Italia in primis, ha sì un debito alto ma sostenibile in virtù, tra l’altro, di un basso debito privato. L’Esm sarà dunque operativo dalla seconda metà del 2013, attivato in comune accordo dai membri dell’eurozona disponibili ad associare ai propri lavori anche altri Stati dell’Ue che ne faranno richieste. E dovrà decidere all’unanimità. Queste le ultime indiscrezioni sul sul quale hanno trovato l’accordo i capi di Stato e di governo dei Ventisette in sede di Consiglio europeo.. Prevale dunque la linea tedesca secondo la quale la nascita del nuovo strumento passa da un ritocco al Trattato di Lisbona da far approvare ai 27 parlamenti nazionali. E all’Esm si potrà ricorrere solo se sarà “indispensabile” per tutelare la stabilità dell’euro.
ANGELA MERKEL. Sostenuta dal presidente francese Nicolas Sarkozy e dopo aver ribadito la solidarietà tedesca al progetto dell’euro, Angela Merkel riesce anche togliere dall’ordine del giorno europeo la proposta di Giulio Tremonti e del capo dell’eurogruppo, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, per l’emissione di eurobond. Forte della propria solidità finanziaria, Berlino non cede all’emissione di obbligazioni i cui rendimenti sarebbero inferiori a quelli dei titoli emessi da molti Paesi dell’eurozona ma più alti rispetto ai Bund tedeschi. Secondo quanto scrive il Financial Times, grazie all’appoggio dei Paesi nordici (Olanda, Svezia, Finlandia) l’asse franco-tedesco è riuscito a fermare anche la proposta del Belgio per un aumento della dotazione da 440 miliardi di euro del fondo salva-Stati (European Financial Stability Facility) finanziato dall’eurozona e già utilizzato per salvare dalla bancarotta Grecia e Irlanda. È stato il presidente dell’Ue, Herman Van Rompuy, a spiegare che un aumento dell’Efsf (che può contare anche su 250 miliardi dell’Fmi e 60 mld del fondo di contingenza dell’Ue) è al momento inutile visto che per salvare Atene e Dublino si è attinto solo al 4 per cento dei suoi fondi. Niet di Merkel e Sarkozy anche al presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet favorevole all’impiego dei fondi Efsf per l’acquisto dei titoli di Stato emessi dai Paesi finanziariamente “periferici”. Alla cancelliera e agli altri “rigoristi” dell’eurozona appare dunque sufficiente l’aumento di capitale 5 miliardi di euro votato ieri dalla Bce in vista, spiegava una nota di Francoforte, “dell’aumento della volatilità” nei settori cambi valutari, tassi di interesse e rischio del credito”.
il velino