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Il caso della settimana

Una cosa è ormai certa: La tigre celtica non ruggisce più

Il governo irlandese ha definito il piano quadriennale da 15 miliardi per il risanamento dell’economia, con tagli di spesa per 10 miliardi e 5 di recupero attraverso la leva fiscale.

MANOVRA CORRETTIVA:
Deve e dovrà essere un piano di lacrime e sangue che finisce con il toccare nel profondo la vita degli irlandesi, molti dei quali sono consapevoli di aver finora vissuto oltre le proprie possibilità. Il glorioso modello di sviluppo irlandese dagli altari è finito nella polvere. La manovra correttiva prevede, tra l’altro, riduzioni dei salari pubblici.
LE CONDIZIONI DELLA MERKEL: Angela Merkel ha chiesto che gli aiuti del fondo di stabilizzazione all’Irlanda (intorno agli 85 miliardi) siano sottoposti a precise condizioni per riprendere il cammino della stabilità e ha aggiunto che bisogna affermare il primato della politica e stabilire regole per i mercati. La cancelliera tedesca ha riproposto ieri la tesi dell’essenzialità della partecipazione dei privati agli oneri dei salvataggi, che in questo momento tuttavia appare controproducente, anche per la carica di eccessivo allarmismo che reca con sé. Il governo dell’Irlanda, che ha visto declassato il rating del debito da Standard & Poor’s, avvierà, di fatto, la nazionalizzazione delle due principali banche del Paese.
SISTEMA ANTICRISI: Il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, ha sostenuto la crucialità di un sistema anticrisi permanente, da porre in essere entro il 2014. Manifestazioni sociali contro il taglio dei salari e degli stipendi si sono avute ieri in Portogallo. Insomma, in Irlanda e in Portogallo, che ora (sembra, simul stant simul cadent) è chiamato in ballo al solo nominare l’Irlanda, vista la reciproca contaminazione delle due economie, non è netta la consapevolezza della crisi e dunque dei sacrifici che necessariamente occorre fare. I piani di risanamento debbono essere solidi e rigorosi, i governi debbono dare netta l’impressione di avere in pugno la situazione e non sembrare in balia della montante contestazione dei cittadini.

LA GRECIA: Sotto questo profilo la Grecia ha dato in precedenza la dimostrazione di una maggiore tenuta del proprio governo. Ma naturalmente non si può non tenere conto delle gravi difficoltà politiche che già esistevano in Irlanda, a prescindere dalla crisi finanziaria sopravvenuta, anche per la disastrosa gestione dei possibili dissesti bancari effettuata nei mesi scorsi.
CREDIBILITA’: Il problema che ora si pone è quello, dunque, da un lato della credibilità e dell’efficacia dei piani di risanamento in Irlanda e anche in Portogallo, dall’altro della creazione di un «cordone sanitario» per prevenire la diffusione del contagio che farebbe transitare la crisi dalla messa in discussione della stabilità finanziaria dell’area-euro al forte indebolimento della moneta unica. Il che, a sua volta, aprirebbe la via ad attacchi speculativi, realizzando il mix di instabilità finanziaria e monetaria.
PREVENZIONE: Non siamo in prossimità del materializzarsi di un tale rischio. Ma è necessaria un’operazione di prevenzione anti-contagio. Non si può pensare di combattere la crisi, che si va estendendo, ricorrendo al metodo degli Orazi e Curiazi, con salvataggi di un Paese per volta. Occorre una strategia, per l’immediato, che riguardi l’intera Eurozona, da porre in essere con il concorso della Bce e delle istituzioni comunitarie.

E L’ITALIA? In questo contesto si pone l’economia italiana. Il Paese non è in una condizione di rischiosa esposizione al contagio, tuttavia non è certo tranquillizzante l’insieme di incombenti difficoltà europee e di difficoltà politico-istituzionali interne. Tornano, qui, i moniti del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, sul dovere di responsabilità e di rigore, per tutti. È condivisibile l’esigenza di conoscere l’onere che l’Italia dovrà assumere per partecipare al salvataggio da parte del fondo di stabilizzazione europeo. Ma è il percorso politico che si intende affrontare che deve essere chiaro e conseguire l’obiettivo, pur in presenza di una situazione politico-parlamentare per nulla ordinaria, della stabilità che si può raggiungere anche con la chiarezza dei passi che si pensa di compiere e dell’approdo che ci si propone. E poi occorrerebbero provvedimenti di larga convergenza politica e sociale. A cominciare dalle misure di incentivazione della crescita e da quanto risultasse necessario in materia di finanziamento pubblico. Non è proprio il caso di drammatizzare perché non ve ne sono i presupposti; ma nemmeno può essere tenuta la guardia bassa, per le iniziative da assumere a livello europeo e per il governo della nave nei marosi interni.